- IL DIARIO DI ANAYA -

( Compagna universitaria di Lara e Amanda)

 

Cap.9  

Toc, toc, toc. Il rumore dei tacchi di Heliza sull’asfalto. Cammina felice con il sorriso rivolto al suo ragazzo, il tipo con la bocca carnosa e la felpa nera che avevo visto prima. È il migliore amico di Nicola. Si chiama Roberto e sembra un tipo tranquillo. Segue i passi veloci della sua Heliza e non partecipa molto al tripudio di risate e voglia di vivere che pazzeggia attorno a lui.  Ad ogni modo, non ha colpito il mio sguardo. Sono troppo presa da questo nuovo ragazzo biondo, il famoso Nicola, tutto quello che mi è stato raccontato su di lui, mi sembra quasi una leggenda vivente. Sentirò mai le stesse storie dalla sua voce? Saremo mai amici? Chissà, chissà. Al momento non è che mi piaccia granchè, non fa altro che rubarmi l’ombrello proprio adesso che piove, dai ridammelo, così mi lavo tutta, mi sono appena rifatta il trucco in bagno, non farmi sprecare tutta ‘sta fatica. Scherzo e rido mentre l’acqua dal cielo non accenna a fermarsi. Lui mi fa i dispetti come un bambino. Ho rotto il ghiaccio, chiacchiero tranquillamente con lui e gli altri, gli sto simpatica, ho fatto una bella impressione. Forte la tua amica,Heliza! Si, diranno questo di me.

Un saluto e una presentazione per formalizzare la cosa, okay ora ci conosciamo ufficialmente, Nicola mi stringe la mano e mi da tre baci sulla guancia, non due ma tre, mi da l’impressione che con l’altra mano non mi stia stringendo la schiena ma qualcosa più giù, ma lascio perdere. Spavaldo il ragazzo. Anche troppo. Gli faccio una linguaccia tirandomi via e gli do un colpo sulla spalla giocando. Thomas nel frattempo porta in giro sulle spalle Heliza, mentre lei scalcia e urla che vuole scendere. Ma Thomas non accenna a mollare la presa, scherzando poco più in là, facendo casino sotto la pioggia. Tutti ridono e sono felici, non c’è differenza, ragazzi e ragazze si divertono insieme giocando e scherzando, siamo un bel gruppo, sprizziamo allegria da tutti i pori.

 

Le mie amiche di classe, Gisela, Francisca, Valéria e Julia tornano a casa presto, loro sono rimaste un po’ per conto loro, cerco di metterle a loro agio ma stare con dei ragazzi più grandi sembra metterle a disagio.

 

Nicola come un giovane cicerone porta il gruppetto ormai ridotto nei pub, Costa offre da bere,  a quanto pare il tipo dev’essere uno di quelli col portafoglio a fisarmonica, perfetto, approfittiamone. Ci siamo seduti tutti e 11 allo stesso tavolo e ci diamo alla pazza gioia.

 

 Un drink lo pago io, no basta, sennò poi come cazzo torno a casa, ma no tranquilla ti portiamo a casa noi, va bene dai, mi butto. Un bacardi al limone signorina, grazie. Un altro. Un altro. Un altro e poi un altro ancora. Due cuba libre per te e il tuo accompagnatore, bellezza. Si grazie, adesso dammi da bere però. Una birra bionda che ci passiamo fra di noi. Bionda, bionda, bionda… adesso va di moda il giallo. Già, già, anche Nicola è di moda. Heliza mi diceva sempre che le ragazzine vanno matte per lui. Ma lui non va mai matto per nessuna. Le usa, si diverte, non apre mai il suo cuore a nessuno. Non si racconta. Non si confida. Non chiede consigli. Non mette mai a nudo i suoi sentimenti. A nessuno. Eccetto che a me. Oh, Nicola… Nicola ordina altri due gin lemon e due vodka. Tanto paga Costa. Ci sono due cannucce nel bicchiere, da una bevo io e da una beve lui. Questo tipo inizia a piacermi. Distendo le gambe sulla sedia accanto a Costa e gli rubo il cappellino. Mi sta bene. Non so per quanto l’ho tenuto in testa. Iniziavo a sentirmela un po’ girare, ma non importa, quel gin lemon è buono, ne voglio ancora. No signorina una vodka alla fragola grazie. Uhm. Una? Sembrano due. O forse quattro? Non lo so, vedo tutto così sfocato. Mi appoggio alla spalla di Nicola. Lui mi accarezza dolcemente. Risate, allegria, birre e amore. Non so quanto tempo è passato, cammino quasi dritta e sono seduta su una panchina sotto la loggia, Nicola è accanto a me. È l’effetto dell’acqua, ti ha fatto tornare un po’ lucida, mi dice lui. Va bene. Ora però stammi vicino, fa freddo qui. Nell’altra panchina c’è Roberto e una rossa che non conosco. Dev’essere l’amichetta di Costa. Ma Heliza dov’è? Dove sono gli altri? Ah, sono già andati a casa? Ah, già, sono le due di notte, è tardi. Tra un po’ verranno anche i miei. Uffa, non voglio. Ho voglia di stare con te, biondino. Stammi accanto. Fammi le coccole. Lo sai? Mi piaci un sacco. 

E questo qui vicino a te chi è? Non mi ero accorta che c’eri prima. Eri lì alla festa? Ah ecco perché infatti non ti ho visto. Beh, piacere, io sono Anaya. Diego? Diego Fontana? Bel nome Diego. Ce l’hai un soprannome? No? Beh, allora te lo trovo io.  Fontana, font, fonz. Ecco, Fonzie! Okay allora d’ora in poi ti chiamerò così. Sunday, Wednesday, happy days.. ahahahah! Cosa? Dove abito io? A... ehm...La Pas, può essere? No, no, aspetta, si chiama… Le Paz, giusto? No…. Uhm… non riesco più a pronunciarlo giusto… eheh… iih.. eh? ah sì Nicola, esatto, La Paz, proprio così. Sì, ce l’avevo sulla punta della lingua. Ahah!

 

L’alcool sbriglia la mia fantasia, la mia lingua impazzita parla e ride e racconta e chiacchiera, in una sincerità spiazzante, i miei ricordi uno dopo l’altro mi passano dalla mente alla bocca, passo dalle risa alla tristezza; Nicola ride e poi man mano lo vedo farsi più serio, ma io non capisco e continuo a raccontare. La mente sciolta e incontrollabile. I suoi occhi così belli mi fissano quasi increduli, poi diventano dolci, apprensivi, partecipi, solidali. Mi appoggio al suo torace con i ricami barocchi e lui mi prende tra le braccia. Fa scivolare un dito dalla mia fronte alle mie labbra, soffermandosi ad accarezzarmi la guancia. Scosta un ciuffo di capelli neri dagli occhi e li guarda, perdendosi in quel verde, come io mi perdo nel suo azzurro. Fa caldo e poi fa freddo, mi tolgo la giacca e scopro le spalle nude, lui le sfiora con le labbra. Chiudo gli occhi, mi lascio trasportare dal silenzio della notte, non so più dove siamo, che ci faccio lì, c’è qualcuno attorno? Non mi interessa. Nella mia mente ci siamo solo io e lui. Lui ed io. Anaya e Nicola. Nicola e Anaya. I due fan dell’hard rock, i due casinisti, i due appassionati di moto, il biondo e la mora, loro due, noi due, nient’altro che noi due. Cerco ansiosa le sue labbra. Occhi chiusi. Occhi aperti. I suoi occhi mi conquistano. Azzurri, chiari, come il cielo, di più, come il ghiaccio. Intensi, a tratti duri, glaciali, a tratti allegri, dolci. Mi lascio trascinare in un vortice di sospiri e desideri. Mi restano in mente ancora i suoi occhi. Mi stanno guardando dolcemente, desiderosi, insoddisfatti, vogliono di più, che cosa vogliono da me quegli occhi? Decido di non pensarci. Mi stringo a lui come una bambina e sento i muscoli del suo petto contrarsi e sospirare seguendoci. Occhi blu, blu blu blu, blu come la notte, blu come il mare, blu come l’acqua, l’acqua che sta piovendo dal cielo, brr che freddo, torno alla normalità, torno in me, è ora di andare a casa mio principe biondo, devo andare, davvero, è stato bello conoscerti. Ora vado. Mi rivesto incerta sul da farsi mentre lui mi accarezza i capelli e lo saluto, saluto il mio principe. Devo proprio andare, salgo sull’auto, ciao angelo dagli occhi blu, demone dagli occhi blu.

 La radio in camera mia diffonde “Tomorrow” degli U2. Tornerai da me domani? Posso dormire tranquilla allora? Ti ricorderai della tua bambina dagli occhi verdi? Can I sleep tonight? ‘Cos I want you… yeah... ah-ah..Will you be back tomorrow…

 

 

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