- IL DIARIO DI KIRAN -

( Guerriero di Dharan)

 

 

LA MIA ADOLESCENZA

 

Da piccolo amavo giocare con una sola bimba , la mia amata Etiopia.

Etiopia era figlia dell’amico di mio padre, è cresciuta insieme a me , e proprio per questo mi venne promessa sposa.

Da ragazzo la cosa mi entusiasmò tanto , l’amavo e con lei ero felice.

Lei non sapeva però che qualcosa in me stava cambiando , che avevo la necessità di conoscere nuovi posti , di imparare a lottare da vero guerriero.

Lei non seppe mai che mi allenavo di nascosto , come non lo seppero  mai mio padre e la mia famiglia, altrimenti non me lo avrebbero permesso.

Imparai crescendo che nulla regalava la vita ,se non  la possibilità di crearti un tuo futuro, capii che eravamo come artigiani che con le loro mani e la loro creta costruivano vasi , belli o brutti che siano , noi con le nostre mani costruivamo il futuro che poi ci avrebbe accompagnato per il resto della nostra vita.

Fu qui che capii che quel villaggio non faceva più per me , a Dharan si iniziava a respirare un’aria troppo dolce e profumata , un ‘aria protettiva, non se ne fregava di cosa stesse accadendo al di là delle mura della cittadina, non le interessava se la gente lì fuori moriva o meno … alla gente interessava solo stare bene loro con la propria famiglia.

Ma io non ero cosi , io volevo rendermi utile , volevo combattere a fini benefici, volevo la positività , volevo essere considerato qualcuno su cui credere e contare.

Per distogliere i pensieri da quello che stava diventando un problema per me , iniziai a prendere lezioni da un maestro di pittura, poco distante dal mio villaggio,e fu proprio lui che fece scattare la scintilla che mi convinse a lottare e credere in me stesso.

Un giorno ero al suo corso, e  chiese a noi allievi di disegnare la prima cosa che ci fosse venuta in mente.

Ebbene , la prima cosa che mi venne in mente  fu un posto immaginario , un luogo che non sia Dharan…

…ma il disegno non mi venne….ne uscì sempre lei , Dharan.

Il maestro mi venne accanto , e mi chiese il motivo per la quale avessi disegnato la mia città , e quando io gli dissi che in realtà non era ciò che avrei voluto disegnare … mi disse questo.

“Ragazzo , leggo nei tuoi disegni che devi uscire da Dharan per scoprire nuovi posti, non esiste solo Dharan figliolo,Esci , scappa pure se necessario , ma liberati da questa cittadina che ti opprime , schiacciandoti ogni giorno di piu”

Per una parte ero contento , che almeno il maestro se ne era accorto , ma dall’altra , ero infelice, i miei genitori non mi avrebbero mai permesso di partire…

Continuai a dipingere ciò che rimaneva del mio disegno , una Dharan bellissima , come lo è, e come lo è sempre stata .

Era sera , consegnai il disegno al maestro , lo salutai ed uscii dalla porta dell’aula,quando all’improvviso lui mi fermò

“ragazzo! Ripensa a ciò che ti ho detto….riguarda la tua vita.”

Le parole del maestro mi confortavano facendomi sentire contemporaneamente un disastro , una nullità , non potevo andarmene da Dharan, né con le buone né con le cattive.

Un giorno però parlai ad Etiopia, le dissi che avevo intenzione di partire, andare lontano , viaggiare senza una meta specifica.

Lei  sarebbe voluta  partita con me , se non era l’unica figlia rimasta in casa……

Iniziò a piangere, mi supplicò di non partire, e furono proprio le sue lacrime a farmi perdere la speranza della mia libertà.

Passarono altri 3 anni, ormai ero prossimo al matrimonio con Etiopia,avevano progettato tutto , manco fossimo due burattini..

Io amavo Etiopia più di qualsiasi altra cosa al mondo , ma odiavo essere comandato , non amavo essere manipolato.

Era arrivato il giorno del matrimonio ….Io ed Etiopia non eravamo pronti , anche se regnava l’amore nei nostri  cuori , non eravamo fatti per il matrimonio, e fù cosi che decidemmo di fuggire, fuggire quel giorno , di notte.

Ci rifugiammo nel boschetto , restandoci tutta la giornata, sperando che nessuno ci sarebbe venuti a cercare , ma non fu proprio cosi….

Mio padre vergognato delle mie azioni , mi scovò , accompagnò Etiopia in casa , e mi chiese il motivo di quell’atto , per lui cosi meschino.

Fù l’unica volta che alzai la voce con mio  padre , e quel giorno la mia vità cambiò radicalmente.

 

Risposi a mio padre che non volevo sposarmi , che volevo respirare i profumi della libertà, che volevo diventare un guerriero, che volevo andare via, volevo evadere…..

Me ne disse di tutti i colori , arrivando quasi a ripudiarmi come suo primogenito, ma lesse in me il vero desiderio di voler viaggiare , ed allontanandosi verso la porta , mi disse:

“vuoi andare via da Dharan ? , fa pure! Ma ricorda, qui non dovrai più tornare , se non per costruire una tua famiglia!”

Le parole di mio padre mi fecero male e bene allo stesso tempo , finalmente ero libero , ma mi aveva letteralmente chiesto di non tornare più.

 

Fù cosi che decisi di partire,ma inaspettatamente  il giorno prima della mia partenza, accadde qualcosa di veramente incredibile.

 

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