- IL DIARIO DI LAMIA -

( Agente speciale della Trinity)

 

 

INTRODUZIONE 

Il destino…mi è capitato più volte di rifletterci, alcune persone ne sono ossessionate. Mi è ritornato in mente oggi, sono tornata per l’ultima volta nel mio ex-appartamento, quello che dividevo con mio padre, ed ho ritrovato il mio diario. Cominciai a scriverlo all’età di 16 anni, è incredibile come non manchi nessun foglio a distanza di tanto tempo, una volta ero molto legata al passato, credevo che il passato formasse ciò che siamo, ed ero orgogliosa di com’ero…ma forse lo credo ancora. Sfogliando questi quaderni dalla calligrafia così infantile da risultare illeggibile capisco quanto il destino in realtà non esista, la mia intera vita ha preso strade ben diverse da quella su cui era indirizzata, e me ne rallegro. Devo molto di tutto ciò che sono a mio padre, e non lo dimenticherò finchè vivrò.

 

……..15 settembre 1994

 

Il mio nome è Lamia, non ho un cognome, o meglio, ne ho due: porto quello di mia madre, Lair, e quello dell’uomo che mi ha preso con sé, Wong, ma poiché non ho mai conosciuto mio padre e nessuno me ne vuole parlare dico di non avere un vero cognome. Oggi compio sedici anni, sedici lunghissimi anni vissuti nei più svariati posti, sono stata in molte città del Canada e degli Stati Uniti, sono stata in Italia una volta, e qualche mese in Giappone, strano per una ragazzina di soli 16 anni no? Tutto questo per merito di mio padre, no, non il mio vero padre…ma partiamo dall’inizio. Fuori piove molto, e non avrei comunque nulla da fare.

Stando a quanto mi ha raccontato mia madre sono nata il 15 settembre di sedici anni fa a Toronto. Ho visto le sue foto, lei era una ragazza molto carina, aveva solo diciassette anni, uno in più di me, per questo capisco quanto era spaventata, sarebbe terribile per me avere una figlia da crescere in questo momento. Me la ricordo molto bene, aveva i capelli castani come i miei, ma i suoi erano ricci e lunghi, avevano sempre un buonissimo odore, mi piacevano molto, vorrei avere dei capelli come i suoi, le davano un aria così femminile! Invece io sembro un maschio, me lo dicono anche a scuola, papà preferisce che tenga i capelli corti. Torniamo al giorno della mia nascita. La mamma era andata in ospedale con zia Alice, non è veramente una zia, ma un amica della mamma, lei aveva paura a confessare al nonno di me, e da un po’ viveva in un appartamento con Alice, e quindi non ero ancora stata scoperta da lui. Mamma mi disse che ero la cosa più bella che avesse mai visto, e che nonostante non avesse molti soldi mi avrebbe tenuta con lei. Da piccola mi facevo raccontare sempre questa storia, ma naturalmente mentiva. Il nonno quando scoprì quel che era successo era arrabbiatissimo, le diede dei soldi e le disse di andarsene via. La mamma prese il primo treno e partì senza una meta ben precisa, approdammo a Ottawa. Lì fu facile trovare un lavoro, vi rimanemmo per due anni. Vivevamo in un appartamento di sole due stanze, ma alla mamma bastava, lei aveva molte amiche, e zia Alice era venuta a stare con noi per frequentare l’università. Restammo a Ottawa per due anni, poi ci trasferimmo a Roma per seguire Edward. Era il nuovo fidanzato di mamma, a lui piacevo, quindi non era un problema se la mamma aveva anche una figlia. Decisero di sposarsi in marzo dell’anno seguente, e così abitai a Roma fino ai quattro anni. Poi un giorno la mamma mi lasciò da zia Alice, era incinta di Edward mi disse, sarebbe venuta a prendermi quando sarebbe nato il mio fratellino perché in quello stato non poteva occuparsi di me. Fu l’ultima volta che la vidi. All’inizio la aspettai fiduciosa. Poi con il passare dei giorni nonostante la tenera età capii che qualcosa non era come doveva essere e chiesi a zia Alice dov’era la mamma. Lei non mi rispondeva mai, si limitava a sorridermi e mi proponeva subito qualcos’altro su cui concentrarmi.

 

Papà ora vuole che vada a letto, riprenderò un’altra volta.

 

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