Studi
e progetti
Dopo
aver scoperto il responsabile dell'omicidio dei miei genitori, la setta
Cabal, finalmente ebbi quello che forse inconsapevolmente cercavo:
qualcosa per cui lottare. Mi imposi un obbiettivo: diventare una sorta
di macchina da guerra per sterminare
la Cabal. Certo
, era un pensiero abbastanza comune e fantasioso che solitamente nasce
nella mente dei bambini, soprattutto quando guardano alla TV i loro
supereroi che combattono per la giustizia, sognando un giorno di
diventare come loro, anche se io non guardavo
la TV. Ma
comunque era troppo presto per capire che non sarei mai diventato un
superuomo...ovviamente dovevo portare avanti gli studi (che
comprendevano principalmente il funzionamento buracratico di Zion e i
compiti che avrei dovuto svolgere da grande), senza contare che man mano
che crescevo, un'intera isola cadeva gradualmente sotto la mia
responsabilità.
Col
passare degli anni, tra gli 11 e i 12 anni, cominciai a documentarmi
sugli umani, sul loro modo di vestire e comportarsi, dal momento che un
giorno sarei partito in missione in una qualche nazione umana sulle
tracce della setta. Diedi anche l'ordine di far importare un quotidiano
degli umani esclusivamente per me, per tenermi aggiornato sulle loro
azioni.
Ogni
tanto mi capitava di abbattermi un po', pressato da tutti gli impegni
che mano mano crescevano e a tutti quelli che mi creavo io. Tra questi,
decisi che era tempo di apprendere qualche tecnica di combattimento. Mi
rivolsi a quello che fu il precettore di mio padre. Si chiamava
Maximillian Bewise, ma tutti lo chiamavano maestro. Era un uomo
abbastanza anziano, capelli e barba bianchi e lunghi. Era vestito con
una tunica bianca e usava il bastone per camminare. All'apparenza era
austero e severo, ed incuteva agli altri una sensazione di inferiorità.
Quando gli chiesi di essere addestrato, egli mi scrutò attentamente.
"...mmm...abbastanza
bassino direi...ma crescerai..."
Poi
mi guardò negli occhi.
"Quello
che mi stai chiedendo comporterà sacrifici da parte tua...sei sicuro di
voler intraprendere questo viaggio, Thomas?"
Egli
era così colto e saggio che poteva permettersi anche la libertà di
chiamarmi per nome, dal momento che nessuno, me compreso, aveva il
coraggio di richiamarlo.
Alla
sua domanda gli risposi annuendo timidamente con la testa.
"Bene.
Domani fatti trovare alle 4 del pomeriggio in palestra, sii
puntuale."
Detto
questo, se ne andò, e io tornai in camera mia.
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