- IL DIARIO DI THOMAS A. ANDERSON -

( Re di Zion)

 

 

Studi e progetti

Dopo aver scoperto il responsabile dell'omicidio dei miei genitori, la setta Cabal, finalmente ebbi quello che forse inconsapevolmente cercavo: qualcosa per cui lottare. Mi imposi un obbiettivo: diventare una sorta di macchina da guerra per sterminare la Cabal. Certo , era un pensiero abbastanza comune e fantasioso che solitamente nasce nella mente dei bambini, soprattutto quando guardano alla TV i loro supereroi che combattono per la giustizia, sognando un giorno di diventare come loro, anche se io non guardavo la TV. Ma comunque era troppo presto per capire che non sarei mai diventato un superuomo...ovviamente dovevo portare avanti gli studi (che comprendevano principalmente il funzionamento buracratico di Zion e i compiti che avrei dovuto svolgere da grande), senza contare che man mano che crescevo, un'intera isola cadeva gradualmente sotto la mia responsabilità.

Col passare degli anni, tra gli 11 e i 12 anni, cominciai a documentarmi sugli umani, sul loro modo di vestire e comportarsi, dal momento che un giorno sarei partito in missione in una qualche nazione umana sulle tracce della setta. Diedi anche l'ordine di far importare un quotidiano degli umani esclusivamente per me, per tenermi aggiornato sulle loro azioni.

Ogni tanto mi capitava di abbattermi un po', pressato da tutti gli impegni che mano mano crescevano e a tutti quelli che mi creavo io. Tra questi, decisi che era tempo di apprendere qualche tecnica di combattimento. Mi rivolsi a quello che fu il precettore di mio padre. Si chiamava Maximillian Bewise, ma tutti lo chiamavano maestro. Era un uomo abbastanza anziano, capelli e barba bianchi e lunghi. Era vestito con una tunica bianca e usava il bastone per camminare. All'apparenza era austero e severo, ed incuteva agli altri una sensazione di inferiorità. Quando gli chiesi di essere addestrato, egli mi scrutò attentamente.

"...mmm...abbastanza bassino direi...ma crescerai..."

Poi mi guardò negli occhi.

"Quello che mi stai chiedendo comporterà sacrifici da parte tua...sei sicuro di voler intraprendere questo viaggio, Thomas?"

Egli era così colto e saggio che poteva permettersi anche la libertà di chiamarmi per nome, dal momento che nessuno, me compreso, aveva il coraggio di richiamarlo.

Alla sua domanda gli risposi annuendo timidamente con la testa.

"Bene. Domani fatti trovare alle 4 del pomeriggio in palestra, sii puntuale."

Detto questo, se ne andò, e io tornai in camera mia.

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