La
lettera
Dopo
la morte del maestro Bewise, ebbi un periodo di inattività, come
successo dopo la morte dei miei genitori.
Una
mattina scesi nella sala del banchetto per fare colazione e ricominciare
la solita routine, ma qualcosa di insolito caratterizzò quella
giornata, e non solo. Un funzionario dell’ufficio di smistamento della
posta si avvicinò titubante a me, consegnandomi una lettera, dicendomi
che quella lettera era destinata a me. Visibilmente stupito, la presi in
mano, ringraziai il funzionario che subito se ne andò a passo veloce e
corto. Esaminai la lettera prima di aprirla: era ingiallita, piuttosto
vecchia e un po’ rovinata a causa della polvere. Era come se fosse
stata scritta 50 anni fa o poco più. La fissavo con un misto di
curiosità e meraviglia, poi mi accorsi che se non mi sbrigavo avrei
fatto tardi alla lezione. Così infilai la lettera in un libro…
Dopo
pranzo salii in camera. Mi lanciai a capofitto sul letto dopo una
giornata di lezione particolarmente stressante. Da lì adocchiai il mio
libro che avevo lasciato a terra (ero piuttosto disordinato da piccolo).
Mi sollevai dal letto e mi allungai fino al libro, per afferrarlo appena
con la punta delle dita, mettendo a rischio l’incolumità delle mie
lenzuola. Mi ritirai poi verso la zona del cuscino col libro in mano. Lo
aprii e tirai fuori la lettera, per poi poggiare il libro di nuovo a
terra. Fissai la lettera ancora per un po’, notai che non c’era il
nome del mittente, ma solo quello del destinatario, cioè io. Quindi mi
decisi ad aprirla.
Caro
Thomas,
Se
stai leggendo questa lettera vuol dire che ormai io già sono morto.
A
leggere quelle prime parole, mi venne già un tuffo al cuore. Capii
subito chi aveva spedito quella lettera…
Non
chiederti come già sapevo il tuo nome o cosa scriverti in questa
lettera, sinceramente neanch’io lo so e non l’ho mai saputo. E
probabilmente tutto ciò non ha senso, ma ho sentito l’irrazionale
bisogno di farti avere le seguenti informazioni, che fino a qualche
giorno fa non sapevo di conoscere, o meglio non conoscevo.
La
curiosità cresceva in me, questa volta però era mista a un po’ di
paura. Ma prima di tempestarmi di domande senza risposta, continuai a
leggere la lettera.
Devi
sapere, Thomas, che c’è un oggetto molto importante custodito nelle
segrete del castello, un oggetto di cui sicuramente tuo padre ti avrà
parlato prima della sua prematura e tragica morte.
Non
solo sapeva il mio nome, ma anche che mio padre mi aveva già accennato
qualcosa di ciò che c’era scritto nella lettera riguardo questo
misterioso oggetto, che io al momento non ricordavo quale fosse o quanto
fosse importante… Me lo sarei ricordato solo nove anni più tardi,
grazie sempre a mio padre, in un posto dove mai avrei scommesso di
visitare, attorniato da un gruppo di umani al quale mai avrei pensato di
unirmi.
Quest’oggetto
così prezioso è ben custodito. Ci sono trappole, tranelli e labirinti
fatti costruire appositamente dal nostro capostipite. E’ probabile che
un giorno, non tanto lontano né troppo vicino, dovrai recuperare
quest’oggetto per salvare Zion. E’ per questo che quando mi venisti
a chiedere il favore di addestrarti…
<<…sapeva
anche questo…>> Pensai tra me e me.
…ho
insistito tanto nell’insegnarti a camminare e correre su qualsiasi
superficie, talvolta essendo troppo esigente, ed è per questo che mi
scuso, anche se sicuramente, al momento, sei lo zionese più abile a
camminare su qualsiasi posto di tutti i tempi, e sono orgoglioso di te e
dei progressi che facevi di giorno in giorno.
A
leggere quelle parole, feci un sorriso…un sorriso pieno di amarezza…
L’area
delle trappole e dei tranelli è nascosta da un passaggio segreto in
quel corridoio a vicolo cieco che si trova nelle segrete, quel corridoio
senza porte che nessuno mai si è saputo spiegare a cosa servisse. Non
sono mai andato a constatare di persona se il passaggio segreto esiste o
meno, perciò ti consiglio di farlo il più presto possibile, in modo da
saper già dove andare quando lo dovrai percorrere fino in fondo.
Quelle
ultime parole suscitarono un po’ di inquietudine in me.
Ancora
una cosa, Thomas. Tra queste informazioni che in un modo o nell’altro
ho saputo e ho dovuto tramandarti, mi è stato…”detto”…che tu
hai una dote speciale, giovane Re, però in piccola parte…un qualcosa
che aveva anche il nostro capostipite, ma precisamente non so di cosa si
tratta.
Bene…quel
che dovevo dirti l’ho scritto tutto in questa lettera. Mi raccomando,
non mostrarla a nessuno, non so le conseguenze che potrebbe causare.
Governa bene Zion, Thomas. Sii umile e altruista nei confronti del
popolo e il popolo di ricambierà. Abbi fiducia in te stesso e non
arrenderti mai, fai sempre del tuo meglio e tutto andrà bene.
Maximillian
Bewise, 13 ottobre 1967
Vi
ricordate quando all’inizio dissi che spesso mi fermo a pensare alle
varie coincidenze che hanno caratterizzato la mia vita? Ebbene…13
ottobre 1967: la lettera fu scritta 15 anni esatti prima della mia
nascita ed mi è stata recapitata all’età di 15 anni…
Come
faceva il maestro Bewise a sapere tutte queste cose 30 anni fa?
Cos’era quest’oggetto tanto misterioso quanto importante? E qual è
questa dote speciale che ho, in un certo senso, ereditato in piccola
parte da Angel Anderson?
Poggiai
la lettera sul comodino e mi stesi completamente sul letto, meditando
sui nuovi interrogativi che di colpo si erano formati nella mia mente.
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