- IL DIARIO DI THOMAS A. ANDERSON -

( Re di Zion)

 

Il passaggio segreto

Tra le mille domande che mi ponevo, di sicuro quella che mi facevo più spesso era quanto c’era di vero in quella lettera. Davvero c’era un vicolo cieco nelle segrete? Senza porte, stanze…niente di niente? E in tutti questi anni, nessuno si era fatto lo scrupolo di controllare? O di abbattere qualche muro e farci una stanza?

Tutto era molto strano. L’unico modo per scoprire se era vero o meno era andare a controllare di persona. Era ormai notte e tutti stavano tornando nella propria stanza per riposare. Fuori un temporale si abbatteva su Zion picchiando duramente sui tetti delle case e del palazzo. Un lampo ogni tanto si intravedeva dalle finestre nei corridoi. L’atmosfera di certo non mi agevolava le cose, avevo già il cuore in gola, l’idea di cercare un passaggio segreto mi rendeva euforico. C’era poca luce nel tragitto dalla mia camera all’atrio, da cui si accede alle segrete. Una volta varcata la porta che separava le segrete dall’atrio, la luce era fornita solo da qualche fiaccola appesa qua e là e dal piccolo scintillio dei miei occhi. Ovviamente non avevo bisogno di luce, gli zionesi possono vedere tutto, sia alla luce sia al buio, ma un po’ di luce in più non mi sarebbe dispiaciuta per farmi distendere un po’ i nervi. In più era la prima volta che entravo nelle segrete e non conoscevo il posto. Dopo circa un quarto d’ora di cammino, nel quale molte volte mi sono ritrovato a tornare sui miei passi, finalmente trovai un vicolo cieco. << Sicuramente è questo! >> Dissi tra me e me. Cominciai a misurare il vicolo a grandi passi, tastando i muri col palmo della mano, alla ricerca di un passaggio segreto che forse non esiste. Provai di tutto, camminai sui muri stessi con la speranza che si aprissero, ma non successe niente. L’euforia dentro di me si stava esaurendo man mano e l’idea che fosse tutto uno scherzo cominciava a farsi strada nella mia mente. Mi sedetti a terra e cominciai a pensare. Fuori il temporale continuava a picchiare sul palazzo, ma non si sentiva molto il rumore delle gocce che impattavano sul tetto dell’edificio. In compenso, l’odore della pioggia si sentiva molto tra le mura di pietra delle segrete, l’umidità nell’aria cominciava a darmi fastidio. << Ragiona Thomas, ragiona…sono stato addestrato appunto per entrare in questo passaggio segreto, no? Qualcuno ha fatto in modo che solo io avessi la capacità di aprirlo assicurandosi che avessi l’abilità di camminare ovunque…ho camminato già sulle pareti, diavolo! >> Alzai gli occhi verso l’alto, come se dal cielo potesse arrivarmi una risposta. Quest’ultima però non arrivò dal cielo, ma dal soffitto. Solo allora mi ero accorto di uno strano disegno astratto dipinto appunto sul soffitto: un cerchio da cui spuntavano 8 punte di lancia dirette verso l’esterno dell’affresco. Corsi subito sul soffitto. Mi avvicinai a grandi passi verso il disegno. Appena calpestai il centro, il mio peso fece abbassare cerchio attivando un meccanismo. Un muro si spostò, rivelando il tanto cercato passaggio segreto. << Si! >> Esultai soddisfatto. Scesi subito a terra e indugiai sulla soglia del passaggio. C’erano delle scale che scendevano ancora più in profondità. Appena cominciai a scendere, il muro dietro di me si richiuse di scatto. Mi girai indietro e mi venne un tuffo al cuore. Decisi comunque di non tornare indietro e continuai a scendere le scale. Dopo averle scese tutte, imboccai subito un corridoio a destra, poi un altro a destro, poi sinistra, destra, sinistra, sinistra... mi chiedevo dove portavano tutti quei corridoi. Molte volte ebbi come l’impressione di essere già passato in un certo luogo. Ricordai solo allora le parole di Bewise nella lettera: l’area era piena di trappole e tranelli, e io ero caduto proprio in uno di questi. Mi ero perso in un labirinto e non sapevo come uscirne. Cercai di lasciare in giro detriti di pietre per riconoscere i posti dove già ero passato e prendere quindi direzioni diverse. Questo sistema funzionò. Con un po’ di pazienza, riuscii a trovare l’ingresso del labirinto e le scale che avevo sceso in precedenza. Il battito cardiaco cominciò a regolarizzarsi dopo circa mezz’ora che vagavo tra le mura del tranello. Decisi che avrei dovuto fermarmi qui e ritentare un’altra volta, portando con me carta, matita e qualcosa per lasciare tracce più visibili del mio passaggio. Ormai quello che volevo quella sera l’avevo ottenuto: quello che c’era scritto nella lettera era inspiegabilmente vero. C’era solo un punto da chiarire riguardo la dote speciale che avrei dovuto possedere, una dote simile a quella del mio capostipite (e che tutt’ora non sono riuscito a capire di che si tratta), ma al momento la mia attenzione era attirata dal labirinto misterioso. Salii le scale che portavano al passaggio segreto. Questa volta, per riaprirlo, bastò tirare una leva.

Nelle notti seguenti, dopo che tutti andavano a dormire, cominciai a scendere nel labirinto per cercare di fare una mappa della zona. Dopo almeno una settimana, riuscii ad arrivare da quell’altra parte del tranello. Davanti a me si presentò una porta con un’incisione sopra scritta in zionese antico che subito decifrai come: “Procedendo oltre solo lui può, nessun'altro.” Quella scritta mi intimorì. Indietreggiai, pensai che forse non ero pronto per andare oltre. Dopotutto avevo solo 15 anni e poca esperienza e non mi fidavo ancora troppo della mia consapevolezza acquisita durante l’addestramento. Perciò mi fermai lì.

Ogni tanto, di notte, quando non riuscivo a prendere sonno, mi rifugiavo nelle segrete, ripassando a memoria la strada giusta per arrivare dall’altra parte del labirinto, in modo da essere sicuro di ricordarla quando sarebbe venuto il momento di varcare quella porta…

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